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Francesca Campora

Buon Natale a tutti.

Perché si, ci sono indubbiamente anni funesti, come questi ultimi due, che ci indeboliscono nella gioia e ci privano della spensieratezza o, molto peggio, ci privano dei nostri cari, della salute e del lavoro.

Ci sono sempre, anche in epoche globalmente più tranquille, momenti dolorosi che segnano irrimediabilmente la vita di singole persone o di intere famiglie e comunità.

Fatica, tristezza, delusione, sconfitta e perdita accompagnano da sempre il nostro cammino. Ma non c’è mai solo questo. Anche sotto strati e strati di cenere, resiste il calore del nostro desiderio, quello più semplice e originario, di star bene e di far stare bene gli altri.

Nei racconti dei miei nonni i rifugi antiaerei erano un posto di paura e di buio ma, persino lì, la vita non si interrompeva mai del tutto; piccoli gesti innalzavano roccaforti potentissime a preservare l’idea stessa della nostra umanità. Che questa assenza di luce e questo terrore siano solo momentanei, perderemo qualcosa è certo…ma non il futuro. Il calore del desiderio scendeva anche lui nel rifugio, per sedersi mite ma instancabile accanto alle persone e tenere vivo il presente, alimentando speranza e immaginazione del domani. C’era spazio per scambiarsi il cibo, intrattenere i bambini, giocare a carte, augurare buon compleanno nonostante le bombe. O forse proprio contro le bombe.

Io una guerra non l’ho mai vissuta. Nessuna bomba ha mai fischiato minacce di morte nelle orecchie mie o dei miei famigliari. Non ho dovuto correre fuori di casa sperando poi di ritrovarla intatta. Sono grata a tutti i nostri genitori, nonni e bisnonni per aver retto a quella paura e aver coltivato il desiderio. Altrimenti oggi non saremmo qui, a vivere il privilegio di affrontare le nostre paure, le nostre altre guerre.

Buon Natale quindi, nonostante le limitazioni, le restrizioni, le ferite e le incognite. Perché i nostri bambini ci chiedono in dono una festa, per avere il cuore ben nutrito e poter affrontare le loro battaglie future.

E se di restrizioni siamo stanchi e insofferenti, non imponiamocene di ulteriori e assurde: a chi non festeggia il Natale auguriamo con cuore puro e sincero di trovare gioia nella sua festa, qualunque essa sia. Purchè gli consenta di stare bene e di far stare bene le persone che ama.

Che nessuno si senta offeso se diciamo Natale, è per qualcuno, mai contro nessuno.

Che nessuno si senta offeso se diciamo “Buon Natale a tutti” senza asterischi…la comprensione e il rispetto non sono un tema di censura linguistica. Buon Natale a tutti vuol dire “un pensiero di amore a tutte le creature viventi, in qualsiasi forma vivano o si sentano di vivere oggi, che domani probabilmente sarà diversa ed è bene così.

E se ci toccherà di passare ancora un po’ di tempo in questo contemporaneo rifugio antiaereo, usiamo la nostra creatività non per limitare ma per generare…celebriamo l’immensa e continuamente cangiante bellezza del mondo, con nomi nuovi altrettanto belli e generosi.

Accanto a Natale, donna e uomo dobbiamo essere noi capaci di far fiorire parole degne di esprimere tutti i colori possibili, persino quelli ad oggi impensabili.

I cuori puri non hanno bisogno di censure e ci tirano fuori dalle guerre.

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