Nel tempo di una sola estate, a poco meno di un mese di distanza, dai giornali abbiamo appreso che il miliardario Jeff Bezos ha scelto, tra le possibili forme di divertimento a sua disposizione, di compiere un viaggio amatoriale nello spazio e che le donne di Kabul, non avendo altra scelta, hanno dovuto allontanare i propri figli, al di là di un filo spinato, tra le braccia di sconosciuti, nella preghiera di un futuro migliore.
Nell’ultimo anno e mezzo, abbiamo ripetutamente e con sconcerto ascoltato medici e infermieri raccontare la dolorosa necessità di dover scegliere chi curare e chi lasciare indietro; abbiamo accettato che i decisori ci dicessero che non c’era altra scelta se non quella di chiudere le scuole e abbiamo potuto scegliere se vaccinarci o meno quando forse sarebbe stato più efficace rispondere a un chiaro e omogeneo dovere civico per il bene comune.
Scegliere non è solo un esercizio di libertà in un ambito di opportunità ma ha spesso a che fare con rinunce e sacrifici. Più o meno rilevanti. Ogni vita, prima o poi lo sa.
Quello che, ancora una volta, i giornali tra il 20 luglio e il 15 agosto ci hanno sbattuto sotto gli occhi, è che scegliere è sempre un esercizio condizionato e perimetrato: ci sono contesti e condizioni. Diversi tra di loro. Vertiginosamente diversi tra di loro. Lì e solo lì, in quella particolare combinazione di carte servite dal destino, c’è lo spazio delle nostre scelte.
A volte ampio e brillantemente goduto, a volte generoso e non compreso o sprecato, a volte misterioso e sapientemente esplorato, a volte drammaticamente angusto e ingiusto.
Ma non tutto questo destino è frutto del caso (sarebbe comodo e più sostenibile per i nostri cuori, ma non è così).
Diventa destino quando le carte sono ormai servite sul tavolo. Prima ci sono stati innumerevoli possibili rimescolamenti.
Non ho la risposta e tanto meno la soluzione ma non smetto di pormi la domanda: come distribuire meglio le carte? Come restituire dignità, intelligenza e integrità a uno delle più autentiche e caratteristiche espressioni del genere umano, ovvero quella della scelta?
Le donne di Kabul non hanno avuto scelta.
Nei giri precedenti abbiamo mischiato davvero male le carte.
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