Di Francesca Campora
…la legge morale dentro di me”. (Critica della ragion pratica, Immanuel Kant, 1778)
Scomodo Kant che qui, potentemente e necessariamente, colloca ogni cosa al suo posto e tanto basterebbe a risolvere i problemi del nostro mondo, al nostro tempo: noi parte di un tutto e la nostra libertà di scegliere sempre possibile perché svincolata (sempre) da qualsiasi contingenza. In noi la possibilità e la forza del bene.
Partiamo da un fatto recente, né tra i più rilevanti, né tra i più significativi. Semplicemente vicino e popolare visto il tema di fondo trattato, ovvero l’uso appropriato dei social.
Un deputato propone l’introduzione dell’obbligo di depositare un documento d’identità per aprire un profilo social. Obiettivo principale: stanare i portatori di odio e volgarità, gli insultatori seriali, quelli che distruggono, calpestano, oltraggiano senza a volte neanche più sapere esattamente cosa e perché…obiettivo di secondo livello ma non meno importante: inibire l’uso improprio della rete, rendere quell’uso improprio, illegale.
Ed ecco il punto: rendendo illegale qualcosa che è diventato ormai pratica incontrollata perché da troppo tempo sganciata da valori propriamente umani, cerchiamo di ripristinare la legalità. E la legalità appare così poco più che un residuo, ciò che rimane sul fondo se si ritira la violenta marea del disumano…qualche pesce asfissiato che sbatte la coda nella speranza che torni il giusto livello dell’acqua e con esso la pace. Tra i pesci e tra i pesci e il mare.
Al di là di quello che si possa pensare o commentare di questa misura o di altre accomunate dall’urgenza, è chiaro che sono le benvenute quando realmente capaci di fermare, limitare, contenere tutto quanto stia stravolgendo le giuste relazioni tra le persone e tra le persone e le cose del nostro mondo.
Ma dopo l’emergenza dobbiamo chiederci qualcosa di più su illegalità e legalità, dobbiamo fare delle scelte semplici ma fondamentali per rimettere ogni cosa al suo posto – il clima, l’ambiente, le persone, il cibo, i ponti, le differenze, l’accoglienza, la comprensione, il dialogo, l’ascolto, le scoperte, la solidarietà, la fratellanza, il passato che insegna al presente che, apprendendo, rende possibile il futuro.
Dobbiamo decidere se la legalità debba essere il risultato di innumerevoli e mai definitive inibizioni o se debba invece tornare a essere l’ispirazione più profonda e libera delle nostre scelte e delle nostre azioni. Abbiamo la possibilità di spiegare ai nostri figli che ciò che è legale non è il contrario (o peggio, quel che resta) di tutto ciò che è illegale, ma che coincide con quanto di più giusto, buono e bello ci sia a regolare e ritmare la vita degli esseri viventi e del pianeta che li ospita.
Una volta ripristinata la scelta delle scelte, ecco che tutto, meno magicamente di quanto si possa pensare e molto più umanamente di quanto si possa ricordare, torna al suo proprio posto….
…rispettiamo e cerchiamo di comprendere i punti di vista degli atri perché è bello, arricchente e stimolante e non perché sia illegale insultare e aggredire e rischiamo una querela…
…rispettiamo l’ambiente perché ne facciamo parte ed è buono e giusto vivere, produrre e creare in armonia con la rana e l’elefante, il monte e il fiordo, la neve e il sale…e non perché sia illegale inquinare o cacciare specie rare a rischio di estinzione o radere al suolo intere foreste…
…accogliamo e aiutiamo chi è in difficoltà perché è buono, giusto e bello essere esseri umani e non perché sia illegale lasciare morire in fondo al mare….
…trattiamo con cura le nostre strade, i nostri monumenti, i nostri treni, i nostri banchi di scuola, i nostri parchi perché è bello vivere nel bello ed è giusto che altri, insieme a noi e dopo di noi, godano delle stesse cose…e non perché sia illegale deturpare beni pubblici e prima o poi potrebbe arrivare un poliziotto o un guardiano a punirci…
…spendiamo bene il denaro pubblico perché è il frutto del lavoro di milioni di persone ed è buono e giusto che sia destinato a soddisfare bisogni comuni e a sostenere i più deboli…e non perché prima o poi arriva un magistrato che ci ammanetta tutti e l’abbuffata è finita…
…
Buono, giusto, bello. Legale.
Cattivo, ingiusto, brutto. Illegale.
E se investissimo ogni giorno un po’ del nostro tempo (ne abbiamo e per lo più lo sprechiamo, basta guardare il report d’uso dello smartphone) per ricordare ai nostri figli che la legalità non la incontreranno fuori quando si saranno salvati dalle sanzioni ma che la possono trovare ogni istante in sé, scegliendo il buono, il giusto e il bello?
E se poi loro ne parlassero sempre più tra loro e con i loro insegnanti e con quelli più piccoli e più grandi di loro e alla fine tutti desiderassimo solo stare bene, fare bene e far stare bene?
Il cielo stellato sopra di noi a ricordarci l’immensità di cui facciamo parte, la legge morale dentro di noi per essere ogni giorno degni della nostra presenza.