Francesca Campora
Conosco un tale che, da oltre 50 anni, scrive liste.
Ha cominciato a 20 anni, mentre era all’Università, un giorno che, svoltando un angolo, davanti a sé sul marciapiede ha visto una nonna con il nipotino, il nipotino davanti alla nonna, i due in fila indiana. Credendo di non essere vista da nessuno, in un attimo quasi inesistente che al tale che osservava è sembrato uno sfarfallio del tempo, l’anziana signora è salita sul monopattino che stava trasportando per il bambino evidentemente stanco. Una veloce scivolata, il corpo che improvvisamente cambia postura e quasi diventa allegro e poi subito giù, come se mai fosse accaduto, riprendendo il passo lento e un po’ annoiato esattamente dove era stato lasciato l’attimo prima di saltare a bordo. Un’aggiustata ai capelli, “cosa vuoi per merenda?”, proprio la voce di una nonna…e il nipotino, sguardo incollato al tempo davanti a sé – quello privo di sfarfallii e scivolate – non ha mai saputo di avere una nonna con un corpo che sa diventare allegro tutto d’un tratto.
Osservando quella scena, il tale ha definitivamente deciso quello che già sospettava da tempo: ci sono cose, ogni giorno, che bisogna in qualche modo fermare perché sono loro che, spesso inaspettatamente, hanno il compito di ricordarci quanta varietà e meraviglia ci sia nella vita.
Così il tale ha cominciato a scrivere liste. Liste di cose belle, di cose felici, di cose lette, di cose conservate, di cose preferite, di cose desiderate, di cose viste e mai dimenticate, di cose collezionate, di cose adatte al mattino e di cose solo per la sera, di cose segrete, di cose trovate …
Il tempo è andato avanti lo sguardo è diventato ampio e ancora più comprensivo e così sono arrivate altre liste, le liste delle cose da fare, quelle da imparare, quelle da dimenticare, quelle da evitare, quelle da ripetere, quelle da raccontare, quelle da imitare, quelle da offrire…liste per non dimenticare e mettere ordine.
Liste per essere sé stessi. Ho visto alcune di quelle liste. Tracciate con una grafia via via diversa eppure sempre uguale, sono vere e proprie impronte di un animo. E molto probabilmente non di uno soltanto.
In questi strani giorni apparentemente tutti simili, intrappolati in un tempo costantemente in bilico tra paure e riflessioni, tra la nostalgia del nostro correre spensierato e il godimento di alcuni spazi riconquistati, ho iniziato anche io una lista. Perché, a ben guardare, queste giornate sono sì un po’ uguali tra loro ma molto diverse da quelle che ci sono state prima.
COSE A CUI È IMPOSSIBILE RINUNCIARE (diversa da “cose a cui io non posso rinunciare”)
– la libertà
– la dignità
Lista breve. Ora. Lunghissima prima. Poi tutto, con il passare di queste giornate che a ogni fine lasciano un senso quasi come una sorpresa, continuava a ricondursi a due “voci” essenziali, primarie, senza le quali tutto il resto, semplicemente, non può e non sa essere davvero. Ho provato a trovare uno spazio autonomo per “socialità”, ma non ha retto…ora sta dove deve stare, dentro a “dignità”, assieme a “salute”, “scuola”, “aria pulita”, “acqua pulita”, “lavoro”… “cibo sano”… “diritti”, quest’ultima trova spazio anche in “libertà”, assieme a “identità”, “felicità”, “lavoro” di nuovo, “abbracci”…
Lista breve. Apparentemente. Le liste sono tutte collegate tra loro, si richiamano e si moltiplicano per deduzione, vicinanza, spirito creativo e necessità.
Segue lunghissima lista di cose (ancora) da fare.