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Di Francesca Campora

Scoprire.

Dal dizionario: “rendere visibile”, “arrivare a conoscere qualcosa che prima si ignorava”.
Dove probabilmente rendere visibile non fa riferimento soltanto alla capacità di vedere qualcosa che prima era nascosto agli occhi, ma anche di vedere qualcosa che è sempre stato sotto i nostri occhi con uno sguardo diverso, rinnovato. Magari proprio grazie a quelle nuove conoscenze che prima, appunto, si ignoravano.

Sicuramente scoprire non riguarda solo la visione o la conoscenza ma le nostre opportunità, tutti i possibili scenari dal momento della scoperta in poi.
Quando scopriamo qualcosa, non siamo più gli stessi di prima: nel nostro quotidiano compare una nuova porta. Entrare, accedere a nuovi ambiti, sbirciare e basta, restare fuori, fingere di non vedere del tutto la porta, sono scelte che condizionano – più o meno intensamente, a seconda dell’oggetto della scoperta – il nostro dopo.
Scoprire, ha sempre a che fare con il futuro.

In questi giorni parte la decima edizione di “Genova Scoprendo” .

300 ragazzi di età compresa tra i 12 e i 13 anni alla scoperta della loro città, per conoscere la storia e molte storie, per incontrare un patrimonio culturale dalle origini sempre più lontane e quindi sempre più prezioso, per conoscere un’ambiente di generosa bellezza ma anche di crescente fragilità e una comunità che deve tornare a essere “luogo” di condivisione, circolarità e solidarietà.

Conoscere tutto questo perché poi, lo sguardo, non sia più lo stesso.
Perché l’importanza della storia passata diventi stimolo per storie future.
Perché le urgenze si traducano in progetti.
Perché dal senso di appartenenza nasca la voglia di restare.
Ma non a qualunque costo. Ai nostri ragazzi non lo chiederemmo mai.
Ai nostri ragazzi chiediamo di partecipare alla scoperta e di varcare la porta.
Il resto è futuro.

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