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Durante il lockdown la birra agricola di Sassello è arrivata in tutte le case d’Italia

Fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19, le ricadute su alcuni settori produttivi del nostro Paese sono state evidenti. Piccoli e medi imprenditori hanno fatto le spese di un sistema rallentato dalla crisi, ma soprattutto di un’economia bloccata dal lock down, da abitudini di vita quotidiana che sono improvvisamente scomparse. Una situazione, questa, che ha visto coinvolti anche gli imprenditori di ReStartApp e ReStartAlp. Attività giovani, che hanno dovuto re-inventarsi e che abbiamo coinvolto in un progetto consulenziale per aiutarle a fronteggiare questo periodo di difficoltà. Abbiamo chiesto a Giorgio Masio, titolare del Birrificio Agricolo Altavia, di raccontarci la sua esperienza.
  • In quale momento era la tua impresa quando è iniziata l’emergenza Covid19?
Quando è iniziata l’emergenza la nostra attività stava attraversando un momento di crescita importante. Potrei dire che, dal suo avvio, è stato il momento di massimo sviluppo. Per fare qualche esempio pratico: le entrate sono raddoppiate rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente e avevamo appena assunto a tempo indeterminato un nuovo collaboratore, pensando di assumerne un secondo a livello stagionale.
  • Quali attività o iniziative in particolare sono state compromesse dall’emergenza? Quali ambiti del tuo lavoro sono stati maggiormente impattati?
Nel momento in cui birrerie e pub sono stati chiusi noi avevamo il magazzino e i fusti pieni, senza contare le scorte che avevamo già consegnato ai singoli esercizi e che sarebbero rimaste invendute. Sicuramente, quindi, l’attività che ha riscontrato più perdite è stata quella legata al consumo della birra nei locali, che le persone non potevano più frequentare.
  • Potresti quantificare il “danno” economico causato alla tua impresa dall’emergenza Covid19?
Considerando i mancati pagamenti degli esercizi commerciali che distribuiscono la nostra birra e il resto dei prodotti invenduti, abbiamo perso circa 90mila euro.
  • Quali azioni hai dovuto mettere in campo per garantire la tenuta della tua attività nell’immediato e dopo i mutamenti determinati dall’emergenza?
Ci siamo immediatamente attivati per capire come smaltire le rimanenze del magazzino e mantenere l’attività. Il giorno dopo l’inizio del lockdown abbiamo iniziato a consegnare a domicilio, prendendo le ordinazioni attraverso le nostre pagine social. Dapprima ci siamo mossi personalmente su Savona, dedicandoci, di giorno in giorno, a una zona diversa della provincia; a Genova siamo arrivati attraverso un corriere; poi, abbiamo cercato un metodo per spedire i nostri prodotti al di fuori della regione. Abbiamo quindi siglato un contratto con GLS, adottando uno speciale packaging antiurto per le bottiglie in vetro. Tutto ciò ha portato ad un aumento di prezzo di 50 centesimi a bottiglia per le spedizioni fuori Liguria. Abbiamo dovuto rivedere i formati. Se al pub il formato da 33cl è ideale, non va bene per il consumo casalingo. Abbiamo quindi optato per le bottiglie da 50cl. Questa scelta ha comportato l’esigenza di rivedere sia il packaging, sia le etichette delle bottiglie, che abbiamo realizzato in fretta grazie alla nostra cartiera di fiducia. Siamo stati costretti, inoltre, a interrompere alcuni progetti, come l’implementazione dell’attività agricola. Avevamo in programma, infatti, di avviare un’attività agricola parallela a quella del birrificio, che ci rifornisce della materia prime per la birra. L’obiettivo era quello di rafforzare la nostra identità di birrificio agricolo. Abbiamo interrotto il progetto relativo alle degustazioni in azienda – considerando il distanziamento sociale non potremmo far entrare più di 6 persone alla volta – e abbiamo rinunciato ad assumere un collaboratore stagionale.
  • Quali soggetti, enti o iniziative sono ti stati di maggiore aiuto per superare la crisi?
A livello pratico Fondazione Edoardo Garrone e Coldiretti ci hanno aiutato in misura maggiore. È stato molto difficile, invece reperirei gli alti aiuti. Abbiamo avuto difficoltà, infatti, ad accedere ai finanziamenti pubblici e delle banche. La burocrazia, poi, è quasi insostenibile.
  • L’emergenza Covid19 ha in qualche modo offerto al tuo lavoro delle nuove opportunità di sviluppo o crescita?
Sicuramente sì. Abbiamo infatti individuato un nuovo target di consumatori. Finora abbiamo lavorato principalmente sul B2B. Durante il lockdown ci siamo invece concentrati sul B2C, che oggi si conferma un mercato importante. Le famiglie, infatti, non hanno ripreso a frequentare i pub e le birrerie come facevano prima dell’emergenza, preferiscono acquistare la birra artigianale da consumare a casa. Quindi il nostro, che era un prodotto di nicchia, che si andava a ricercare solo in determinati locali, sta entrando nel quotidiano delle persone. Le entrate sono minori rispetto a quelle dell’ultimo anno, ma hanno un peso diverso, perché con la vendita diretta il ricavo è immediato, mentre i pagamenti che riceviamo dagli esercizi commerciali sono più dilazionati nel tempo. In questi giorni stiamo avviando anche l’e-commerce del Birrificio Altavia. Se vuoi scoprire di più sul Birrificio Altavia leggi la storia di Giorgio sul portale Storie di Giovani imprese.
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